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      Per il mal che facesti tu saraiD’un guarnello di sassi rivestito.
      Luciano. Eppure, o carissimi filosofi, io più di tutti gli altri meriterei lodi da voi, perchè io mi sono educato nelle vostre scuole, sono a voi affezionato, son vostro ammiratore, e, se posso dirlo, sono lo strombettatore delle vostre dottrine:(80) e se m’ucciderete, sappiate che voi ucciderete uno che s’è tanto sbracciato per voi. Badate dunque di non fare come i filosofi presenti, di non parere ingrati, irosi, sconoscenti verso chi vi ha fatto bene.
      Platone. O impudenza! Dobbiamo anche ringraziarti delle ingiurie? Forse credi di parlare a servi, e di darci a intendere che son benefizi e favori quegl’insulti che tu ci fai in quella briaca scrittura?
      Luciano. Ma dove, ma quando io vi ho insultati? insultarvi io, che sempre ho ammirata la filosofia, ho lodato a cielo voi, e tengo sempre fra mani le opere che ci avete lasciate? Queste stesse cose ch’io dico, donde, se non da voi, io le ho prese, cogliendo, come ape, il più bel fiore vostro? Gli uomini che le ascoltano e le lodano riconoscono ciascun fiore, da chi e come io l’ho colto: pare che lodino me che n’ho fatto un mazzolino, ma il vero è che lodano voi, che siete un giardino di svariati e bellissimi fiori, per chi sa coglierli, sceglierli, e acconciamente disporli insieme. Ed uno che ha ricevuto sì gran bene da voi, potria mai parlar male di voi che lo avete beneficato, e lo fate essere quello che egli è? Saria più ingrato di Tomiri che sfidò al canto le Muse che gli avevano insegnato a cantare, e di Eurito che contese il vanto del saettare ad Apollo che gli aveva messo l’arco in mano.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





Tomiri Muse Eurito Apollo