Luciano. La vedo ora appena. Ma perchè non meni anche queste affinchè sia più pieno e intero il consesso? Io voglio che la Verità monti in ringhiera, e sia l’avvocata mia.
La Filosofia. Sì. Seguiteci anche voi altre. Non v’incresca di giudicare una sola causa.(83) In essa si tratterà del fatto nostro.
La Verità. Andate voi, chè io non ho bisogno di udir niente: già so come sta la cosa.
La Filosofia. Ma, importa a noi, o Verità, che tu venga a giudicare con noi, affinchè ci spieghi ogni cosa.
La Verità. Ed io ci verrò con queste due ancelle a me affezionatissime.
La Filosofia. Queste, e quante altre vuoi.
La Verità. Venite con noi, o Libertà e Franchezza: vediamo di salvare questo poveretto, che ci ama tanto, e che per un’ingiusta cagione corre grave pericolo. Tu poi, o Convinzione, rimanti qui.
Luciano. Deh no, o regina. Venga ed essa ed altre ancora. Io non ho a combattere con belve, ma con uomini superbi, difficili a convincere, e che nelle argomentazioni trovan sempre pronte le scappatoie: onde la Convinzione è necessaria.
La Filosofia. Necessarissima adunque: ed è meglio se prendi anche la Dimostrazione.
La Verità. Seguiteci tutte: giacchè pare che tutte siete necessarie nel giudizio.
Aristotele. Vedi, o Filosofia: ei cerca di farsi amica la Verità contro di noi.
La Filosofia. O Platone, o Crisippo, o Aristotele, temete forse che per lui la Verità dica una bugia?
Platone. Non questo: ma egli è astuto assai ed entrante, e potrebbe persuaderla del falso.
La Filosofia. Non temete: un’ingiustizia non si farà, essendo qui la Giustizia stessa.
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