La Filosofia. Oh, eccoci giunti: qui sotto questo portico del tempio di Minerva faremo il giudizio. O Sacerdotessa, preparaci i seggi, intanto che noi adoreremo la Dea.
Luciano. O Minerva signora della città, aiutami da questi superbi che io combatto: ricórdati dei loro spergiuri che tu odi ogni dì, e delle cose che fanno, e che tu sola vedi abitando su questa rôcca. Ora è tempo di farne vendetta. Se mai tu mi vedessi sopraffatto dal numero maggiore delle fave nere, gitta la tua nell’urna, e salvami.
La Filosofia. Eccoci seduti, e pronti ad ascoltare i vostri ragionamenti. Voi scegliete tra voi uno che vi parrà migliore a farla da accusatore: raccogliete tutti i capi d’accusa e le pruove: perchè non potete parlar tutti insieme. Tu, o Parlachiaro, dirai le tue ragioni dipoi.
I Risuscitati. Chi dunque sarà il più atto fra noi a quest’accusa?
Crisippo. Tu, o Platone, perchè tu, sia di pensieri mirabili e di bel parlare tutto attico, grazioso o persuasivo, sia d’intelletto e d’accorgimento per convincere con opportune dimostrazioni, tu di ogni cosa hai dovizia: onde prendi la difesa di questa causa, e parla per tutti noi. Ricórdati ora, e raccogli quanto mai dicesti contro Gorgia, e Polo, e Prodico, ed Ippia, chè costui è più pericoloso di quelli. Spargivi le tue ironie, e quelle calzanti e frequenti interrogazioni: e, se vi cape, mettivi ancora che il gran Giove agitando pel cielo l’alato suo cocchio, sdegnerebbesi se costui non fosse punito.(86)
Platone. No: scegliamo piuttosto un parlatore veemente, o questo Diogene, o Antistene, o Crate, o pure te stesso, o Crisippo.
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