I Risuscitati. Benissimo, o Diogene. Hai parlato per tutti: hai detto tutto, e come andava detto.
La Filosofia. Cessate dagli applausi. Si versi l’acqua per l’accusato. Or tocca a te, o Parlachiaro: or l’acqua scorre per te: incomincia.
Parlachiaro. Eppure non di tutte le colpe Diogene mi ha accusato, o Filosofia, ma non so perchè ne ha tralasciate molte e le più gravi. Tanto io temo di negare quello che ho detto, o di scendere a giustificarmene, che, se v’è qualche cosa che egli ha taciuta e che io non ho detta prima, voglio dirla ora per giunta: chè così saprai chi sono quelli ch’io ho messi all’incanto, ed ho offesi chiamandoli impostori e furfanti. Badate solamente a questo, se io dirò il vero di essi. Che se le mie parole avran sapore di forte e di agro, non è giusto di biasimar me che scopro un male, ma quelli che lo fanno. Non sì tosto io mi fui accorto di tutte le magagne che stanno necessariamente con gli oratori, degl’inganni, delle menzogne, dell’impudenza, degli schiamazzi, delle contese e di mille altre loro sozzure, che io volsi loro le spalle, e corsi a cercare i beni che tu prometti, o Filosofia; credendomi, come da tempestoso pelago, entrare in tranquillo porto, e poter vivere sotto la tua protezione il rimanente dei giorni miei. E poichè pure assaggiai le vostre dottrine, fui compreso di dovuta ammirazione per te, e per tutti quei filosofi che sono legislatori della vita ottima, e porgono la mano a chi vuol giungere ad essa, ammonendolo delle cose più belle e più utili, affinchè non isvii e non cada nell’errore, ma fiso riguardando alle regole stabilite da voi, secondo esse moderi e conformi la sua vita: la qual cosa oh quanti pochi tra noi oggi fanno!
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