Nessuno ricordava più che uomini eravate stati in vita, ma vedevano bene quel malvagio darla per mezzo a tutte le lascivie e le ribalderie; onde vi mettevano in un fascio con lui, vi laceravano, vi condannavano, e nessuno vi difendeva. Questo io non potetti patire, smascherai quegl’impostori, e li mostrai ben diversi da voi. E voi che però dovreste onorarmi, voi mi trascinate innanzi a un tribunale! Dunque se io vedo un iniziato con le parole o coi gesti svelare i misteri delle Dee, ed io me ne sdegno e lo riprendo, son io per voi un malvagio? No, certamente. Gli Agonoteti(87) sogliono far flagellare l’istrione che vestito da Minerva, da Nettuno, o da Giove, non rappresenta bene e convenientemente questi iddii; i quali non si sdegnano punto che uno, che s’ha messa la maschera loro e va vestito delle insegne loro, sia dato a mano dei frustatori, anzi credo che debbano aver piacere a vederlo frustato, dappoichè non rappresentar bene la parte di un servo o di un nunzio, non è gran fallo; ma abbassare la dignità di Giove o di Ercole innanzi agli spettatori, è cosa tanto abbominabile quanto è turpe. E questa è un’altra cosa stranissima, che molti di costoro conoscono esattamente le vostre dottrine, ma pare che le studino e le imparino per fare puntualmente il contrario nella vita loro. Tutte quelle massime che essi ripetono, doversi spregiar le ricchezze e la gloria, stimar utile il solo onesto, non lasciarsi vincere dall’ira, non curarsi dei ricchi e parlar loro come ad eguali; tutte queste massime son belle e sagge, e molto mirabili; ma costoro le insegnano a prezzo, innanzi ai ricchi allibiscono, innanzi all’oro apron tanto di bocca, son più ringhiosi dei botoli, più paurosi dei lepri, più lusinghieri delle scimmie, più lussuriosi degli asini, più rapaci dei gatti, più schiamazzatori dei galli.
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