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      Meritamente adunque sono derisi, perchè fanno il contrario di quello che dicono: s’affollano e si pigiano innanzi le porte dei ricchi; cercano i conviti dove è più gente, e quivi sfrontatamente adulano, sconvenevolmente s’empiono il sacco, paion sempre scontenti della loro porzione, e fanno stomaco tra i bicchieri filosofando a sproposito, e rigettando tutto il vino. Intanto gli sciocchi che stanno a tavola se ne ridono, e sputano la filosofia che alleva questa razza immonda. Con una fronte invetriata, ciascun d’essi dice non aver bisogno di nulla, grida che il solo ricco è il sapiente: e indi a poco viene, e ti chiede, e sdegnasi se non gli dài: come se uno vestito da re con la tiara ed il diadema in capo, e con tutte le altre insegne regali, cercasse la limosina dai più poveri di lui. Quando costoro hanno bisogno, ti sciorinano una diceria che tutto debb’esser comune, che la ricchezza è cosa indifferente: che è l’oro e l’argento? non differisce dai ciottoli che stanno sul lido: ma quando un antico compagno o un amico intimo va da loro per un bisogno a chiedere un picciolo aiuto, ammutiscono, non hanno, non sanno, ritrattano il loro detto: e tutte quelle belle parole su l’amicizia, su la virtù, su l’onesto se ne vanno non so dove, se ne volano, veramente volubili parole, che ogni mattina dicono nelle scuole per combattere con le ombre. Ti sono amici sino ad un punto, sino a che non ci va di mezzo la borsa: se si mostra loro un obolo, è rotta la pace, finita per sempre ogni pratica, i libri dimenticati, sparita la virtù: paiono un branco di cani, tra’ quali se getti un osso, vi si lanciano tutti, si mordon tra loro, e a chi l’ha rapito prima tutti abbaiano dietro.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494