Si dice che una volta un re d’Egitto insegnò a certe scimmie ballare la danza pirrica: e questi animali, che sanno imitare benissimo le azioni degli uomini, presto impararono, e covertate di porpora e mascherate diedero lo spettacolo della danza; il quale piacque per qualche tempo, finchè uno spettatore ghiribizzoso avendo in seno alcune noci, le gittò in mezzo ad esse: le scimmie, come le videro, scordaron la danza, e tornate scimmie, ruppero le maschere, e squarciaron le vesti azzuffandosi tra loro per le noci: la danza fu disordinata, e il teatro si smascellò dalle risa. Così fanno anche costoro: queste scimmie io ho frustate, e non cesserò mai di frustare, togliendo loro la maschera e mettendo la mitera. A voi poi, ed a quelli che son simili a voi (chè ci sono, sì, ci sono alcuni che veramente amano la filosofia, e serbano le vostre leggi), io non sarei sì pazzo da dire a voi minima ingiuria o villania. E che potrei dirvi io? Siete vissuti voi forse come questa canaglia nemica degli Dei, e meritevole d’essere scopata? E voi, o Pitagora, o Crisippo, o Platone, o Aristotele, ditemi, che han che fare questi con voi? in che la vita vostra è simigliante alla loro? In fede mia, la scimmia imita Ercole. Forse perchè portano barbe, perchè spacciano filosofia, perchè hanno il volto arcigno, però dobbiamo assomigliarli a voi? Saria meno male se avessero un po’ di garbo nell’imitarvi: ma piuttosto l’avoltoio imiterà il rosignuolo, che costoro i filosofi. Ho detto in mia difesa le cose che dovevo: e tu, o Ve
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