Nessun li conteria, che sono quanteLe foglie e i fior che primavera adduce.
In un attimo s’è piena la cittadella! che rombazzo fanno per chi siede i primi: dapertutto bisacce, barbe, adulazione, impudenza, bastoni, ghiottornia, avarizia, sillogismi. Quei pochi venutici al primo bando sono spariti e confusi nella gran folla, e non si posson distinguere per la simiglianza comune dell’aspetto. Questo sta male assai, o Filosofia, e taluno si potria lagnare di te, che non hai posto loro un segno che li distingua; chè questi impostori la sanno più lunga, e spesso passano per veri filosofi.
La Filosofia. Attendi un altro poco. Per ora riceviam costoro.
I Platonici. A noi Platonici tocca prima il donativo.
I Pitagorici. No: a noi Pitagorici, chè Pitagora fu prima.
Gli Stoici. Voi scherzate: i primi noi che siamo della Stoa.
I Peripatetici. Niente affatto: quando c’è danari, siamo innanzi a tutti, noi del Peripato.
Gli Epicurei. A noi Epicurei dateci le schiacciate ed i fichi secchi: e per le due mine aspetteremo ultimi di tutti.
Gli Accademici. Dove sono i due talenti? Spettano a noi Accademici che siamo i più battaglieri fra tutti.
Gli Stoici. Non quando vi stiamo a fronte noi Stoici.
La Filosofia. Cessate le dispute, e voi, o Cinici, non urtate gli altri, ponete giù i bastoni. Sappiate che per altro siete stati chiamati: io che son la Filosofia, costei che è la Virtù, e questa la Verità, giudicheremo ora chi sono i veri filosofi. Quelli che nella vita loro saran trovati conformi alle nostre dottrine, avranno la felicità in dono, e saran riconosciuti per ottimi: ma gl’impostori, che non han punto che fare con noi, avran la pena che si addice ai malvagi ed ai guastamestieri che fanno quello che non sanno.
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