Ma che? voi fuggite a rompicollo per la china? La cittadella è spazzata: vi sono rimasti pochi che non temono il nostro giudizio. Raccogliete, o servi, quella bisaccia che un cinico ha gittata nel fuggire. Vediam che v’e dentro: forse lupini, qualche libro, e pan di crusca.
Parlachiaro. No: ma vedi, oro, unguenti, uno specchio, e i dadi.
La Filosofia. Bravo, o valentuomo: questi erano gli strumenti dei tuoi studii? con questi credevi potere sparlare di tutti, e fare il maestro agli altri?
Parlachiaro. E tutti così. Ma voi ci dovete trovare un modo per far cessare questa incertezza, e far distinguere, quando s’incontran costoro, chi sono i buoni e chi i cattivi. E questo spetta a te, o Verità, a trovarlo, per non farti accoppar dalla Bugia, e nella tua semplicità non lasciarti ingannar da’ ribaldi vestiti da dabbenuomini.
La Verità. Se vi pare, darem questo ufficio a Parlachiaro, che abbiam conosciuto per dabbenuomo, affezionato nostro, e tuo grande ammiratore, o Filosofia. Egli prenderà a compagna la Convinzione, ed anderanno da tutti quelli che si dicon filosofi; chi sarà trovato legittimo e vero figliuolo della Filosofia, sia coronato d’ulivo e chiamato nel Pritaneo:(89) se s’abbatterà in un furfante di questi (e son tanti) mascherato da filosofo, gli strappi il mantello, gli rada la barba sino alla pelle con le cesoie con cui si tondono i becchi, gl’imprima un marchio su la fronte, o con un ferro rovente gli stampi fra le due sopracciglia la figura di una volpe o d’una scimmia.
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