Cloto. Bah! non è possibile.
Megapente. E tant’oro sarà perduto?
Cloto. Perduto no; non dubitare di questo. Megacle tuo cugino se lo torrà.
Megapente. Oh dispetto! il nemico mio ch’io per sciocchezza non uccisi?
Cloto. Egli: e vivrà dopo te quarant’anni e più, e si goderà le donne tue, e le vesti, e tutti i tesori tuoi.
Megapente. O ingiusta Cloto, che dài le ricchezze mie ai più nemici miei.
Cloto. E tu non le togliesti a Cidimaco, tu, e l’uccidesti, dopo di avergli sgozzati i figliuoli innanzi agli occhi?
Megapente. Ma ora erano mie.
Cloto. Il tempo di goderne era passato per te.
Megapente. Odimi, o Cloto; voglio dirti una cosa in disparte: allontanatevi per poco voi. Se mi lasci fuggire i’ ti prometto di darti oggi mille talenti d’oro coniato.
Cloto. O stolto, ed ancora pensi all’oro ed ai talenti?
Megapente. V’aggiungerò, se vuoi, due crateri, quelli che presi quando uccisi Cleocrito, chè pesano ciascuno cento talenti d’oro fine.
Cloto. Strascinatelo, che costui pare non si voglia imbarcare.
Megapente. Deh, vi scongiuro, mi resta a compiere l’arsenale e un muro: l’avrei fatto se fossi vissuto soli cinque altri giorni.
Cloto. Non pensarvi: altri murerà.
Megapente. Almeno questo concedimi che è ragionevole.
Cloto. Che?
Megapente. Rivivere quanto mi basti a soggiogare i Pisidi, imporre un tributo ai Lidii, e rizzarmi un gran monumento, sul quale scrivere le cose grandi e guerresche ch’io feci mentre vissi.
Cloto. Oh, adesso non chiedi più un giorno, ma un vent’anni.
Megapente. Son pronto a darvi anche mallevadore pel mio presto ritorno: se volete, vi darò in ostaggio per me il mio figliuolo diletto.
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