Il ciabattino Micillo.
Radamanto. Bravo, o Micillo: tu se’ purissimo e senza una macola: vattene anche tu con questo Cinico. Chiama ora il tiranno.
Mercurio. Megapente figliuolo di Lacide venga innanzi. Dove vai? Vieni qui. A te dico, o tiranno.
Radamanto. Afferralo pel collo, o Tisifone, e menalo qui a forza. Accusalo, e convincilo, o Cinico: eccolo qui costui.
Il Cinico. I’ non dovrei dire neppure una parola, perchè tu saprai tosto chi è costui guardandogli i marchi; ma pure a svelarti e a mostrarti più chiaro che uomo fu egli, gioverà un po’ di discorso. Lascio stare ciò che fece questo scelleratissimo quand’era privato: ma poi che si fu accerchiato di arditi cagnotti e di satelliti, e si fu levato contro la città, e fattosene tiranno, uccise senza giudizio più di diecimila cittadini per rapirsi i loro averi; e pervenuto alla più alta fortuna, si disfrenò a tutte le ribalderie: crudele e ingiurioso contro i miseri cittadini, sforzava le vergini, svergognava i garzoni, teneva coi sudditi i modi d’un ubbriaco. Della sua superbia, della sua insolenza, della sua ferocia contro chiunque gli veniva innanzi, non potrebbe averne pena bastante: più facilmente si saria guardato nel sole senza batter palpebra, che in faccia a costui. E chi potria contarti i nuovi e crudeli tormenti che egli inventava, e che non risparmiava neppure ai suoi parenti? E che io non dica contro di lui una vuota calunnia, potrai conoscerlo tosto se chiamerai coloro che egli ha uccisi: ma senza chiamarli, eccoli che gli stanno intorno, e vorrebbono strangolarlo.
| |
Micillo Micillo Cinico Lacide Tisifone Cinico Cinico
|