Tutti costoro, o Radamanto, morirono per mano di questo sozzo ribaldo; caduti in insidie chi perchè aveva bella moglie, chi perchè non voleva prostituirgli i figliuoli, chi perchè era ricco, chi perchè era savio ed onesto e non approvava quelle infamie.
Radamanto. A questo che rispondi, o scellerato.
Megapente. Le uccisioni che egli dice, le ho fatte: ma tutte le altre cose, gli adulterii, gli stupri, gli sverginamenti, sono tutte bugie che il Cinico dice per accusarmi.
Il Cinico. Ed anche di questi, o Radamanto, io ti darò testimoni.
Radamanto. Quali testimoni?
Il Cinico. Chiamami, o Mercurio, il Letto suo e la Lucerna. Verranno essi a far testimonianza di ciò che gli hanno veduto fare.
Mercurio. Il Letto e la Lucerna di Megapente vengano qui. Eccoli che ci sono.
Radamanto. Diteci dunque voi ciò che sapete di Megapente: parla tu prima, o Letto.
Il Letto. Son tutte vere le accuse del Cinico. Se l’ho a dire io, o Radamanto, i’ me ne vergogno: assai brutte cose furono fatte sovra di me.
Radamanto. Tu dici troppo chiaro ciò che ti vergogni di dire. Rendi ora, o Lucerna, la testimonianza tua.
La Lucerna. Io non ho veduto ciò che è stato di giorno, perchè non c’ero: ma di notte ciò che egli ha fatto ed ha patito io non ardisco dirlo. Ho veduto assai cose, e nefande, e che passano ogni orrore. Spesso volevo spegnermi da me, e bevendo poco olio facevo picciol lume, ed egli mi avvicinava alle sue brutture, e in ogni modo contaminava la mia luce.
Radamanto. Basta di questi testimoni. Spógliati la porpora affinchè vediamo il numero de’ marchi.
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