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      Onde io non senza curiosità ed attenzione li ascoltavo narrarmi come un loro naufragio, ed un impensato salvamento, a guisa di quelli che innanzi ai templi, con la testa rasa, ci raccontano i gran cavalloni, e le tempeste, e i scogli, e il gettito delle robe, e gli alberi fiaccati, e i timoni schiantati, e infine l'apparizione dei Dioscuri (chè il miracolo non può mancare) o di qualche altro iddio, che si poggia sulla gabbia, o siede al timone, e dirizza la nave ad un lido molle, dove urtando nell'arena sfasciasi a poco a poco, ed essi sbarcano salvi per grazia e benignità del Dio. E con la voce o coi gesti aggrandiscono queste cose per il bisogno che hanno, per buscare da più persone, sembrando di essere non pure sfortunati, ma gente timorata e buona. Così anche quelli mi narravano le burrasche, e i cavalli, e cavalloni, che sono nelle case dei grandi: e come, quando s'imbarcarono, il mare pareva in bonaccia; e poi quanti travagli sostennero per tutta la navigazione, e sete, e vomito, e il fiotto che soverchiava e non si poteva aggottare; ed infine come ad uno scoglio sott'acqua, o ad una roccia sporgente ruppesi la misera navicella, ed i poveretti appena si salvarono a nuoto nudi e mendichi. Eppure in questo racconto parevami che essi per vergogna mi nascondessero molte cose, e volessero proprio dimenticarsene; ma io, e queste ed alcune altre raccogliendone dai loro stessi discorsi, conosco bene i mali che sono in questo stato, e tutti voglio narrarteli, o mio buon Timocle; perchè credo di aver capito che tu da molto tempo vai pensando di darti a questa vita.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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