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      Già quando cadeva il discorso su questi tali, e alcuno della brigata ne lodava la condizione, dicendo: che felicità è quella! avere per amici i più grandi signori romani, cenar cene suntuose e a macco, abitare bei palazzi, viaggiare con tutta comodità e piacere, e sdraiato in una carrozza tirata da cavalli bianchi, e di più per quest'amicizia e per queste dolcezze avere una mercede non piccola! veramente per costoro la terra senza arare e senza seminare produce tutti i beni! quando adunque tu udivi di siffatti discorsi, ti vedevo venir l'acquolina, e stare con la bocca aperta per pigliar l'esca. Affinchè un giorno tu non abbi ad incolparne me, e a dire, che vedendoti imboccare quest'amo inescato io non ti ho trattenuto, nè prima che l’inghiottissi te l'ho cavato, nè ti ho ammonito innanzi, ma sono rimasto a vedere che ficcatosi ed appiccatosi ti tirasse e trascinasse necessariamente, standomi a compiangerti senza pro: acciocchè un giorno tu non possa dir questo, che sarebbe ragionevole se tu me lo dicessi, ed a cui non avrei che rispondere se non ti avessi avvertito prima, ascolta da principio ogni cosa. Questa rete, questa nassa senza uscita, prima che vi t'impigli dentro, riguardala bene di fuori come è fatta: e quest'amo uncinato, con questi raffi rivolti in su, con queste tre punte aguzze,(96) piglialo in mano, e tenta di avvicinartelo all'aperta mascella: se non senti che queste punte sono acute, inevitabili, dolorose, che ti lacerano e ti tirano senza potervi fare difesa, dammi del vile, e però del miserabile; e tu fa' cuore a te stesso, scágliati pure alla preda, come laro, che a bocca spalancata inghiotta tutta l'esca.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494