Ma se uno sempre povero, sempre bisognoso, sempre alla mercede altrui, crede così di sfuggire la povertà, io non so come ei non s'avvede che canzona sè stesso.
Altri dicono che essi non temerebbono nè si spaurirebbono della povertà, se potessero lavorare come tutti gli altri e procacciarsi il vitto; ma trovandosi col corpo travagliato dalla vecchiaia o dai malanni, si acconciano a questa vita che è più facile per loro, e ci hanno un soldo. Vediamo un po' se dicono il vero, se la è più facile, e se per quel soldo non faticano molto, e più degli altri. Saria una bella cosa senza fatica e senza affanni pigliarsi i bezzi pronti e sonanti: ma non è neppure a dire: e tante fatiche ed affanni ci ha in questo stato, che però specialmente bisogna più valida salute, perchè sono infiniti, e logorano il corpo ogni giorno, e riducono all'ultima disperazione. Io ne parlerò più opportunamente appresso, dove dirò delle altre loro molestie. Per ora mi basta l'avere accennato che neppure quelli che dicono di essersi venduti per questa cagione, dicono il vero. Il verissimo è quello che essi non dicono affatto, che il piacere li tira, che molte e grandi speranze li fanno ficcare nelle case dei signori, che ammirano la gran copia dell'oro e dell'argento, che ripongono la felicità nei banchetti e nelle morbidezze, che vorrebbero torsi una gran satolla di quell'oro, senza che nessuno lor turasse la bocca. Questo li muove, e di liberi li fa servi; non il bisogno del necessario, che essi dicono, ma il desiderio del non necessario, e la passione di quelle grandezze.
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