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      Egli imponendoti talvolta la mano su la spalla, ti getta un motto, per mostrare alla gente che neppure per via si scorda delle Muse, ed impiega bene anche l'ozio del passeggio. E tu meschino ora correndo allatogli, ora lentamente seguitandolo per le molte salite e discese (che sai così è fatta Roma) sei già tutto molle di sudore e trafelato: e mentre egli entrato in casa di qualche amico si intrattiene a ragionare, tu non avendo dove sedere rimani impalato; e per non aver che fare, ti cavi di tasca un libro, e leggi. Passata così la giornata senza mangiare e senza bere, tardi e male ti lavi, e quasi su la mezza notte vai a cena, dove non hai più onori e riguardi tra gli altri commensali, ma se sopraggiunge un novello, indietro vai tu; e così cacciato nell'ultimo cantuccio, ti stai solamente a riguardare le vivande che ti passano innanzi, rodendo, come un cane, le ossa, se pure giungono sino a te, o mangiando per fame come companatico una costola di malva, in cui è stata involta qualcosa, se pur gli altri te la lasciano. Nè ti mancano altri dispregi: neppure un uovo c'è per te (e non è necessario, nè devi esser preferito ai forestieri e sconosciuti, chè saria sciocchezza questo), nè il pollo tuo è come quello degli altri: ma al ricco un cappone grasso e stiato, a te un pollastrello spolpato, o un colombo intisichito: e questo è un aperto dispregio ed un'ingiuria. Spesso, quando tutt'altro manca, sopravvenendo qualcuno all'impensata, il servitore piglia ciò che sta innanzi a te, e lo mette innanzi a lui, dicendoti sottovoce: tu se' di casa.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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