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      E così compiesi il quadro. Or tu, o mio Timocle, considera bene ogni cosa, e pensa se per te è bello entrare per quella porta del quadro, ed essere cacciato sì vergognosamente per quell'usciuolo. Qualunque cosa farai, ricòrdati del detto del sapiente: Incolpabile è Dio; della nostra scelta la colpa è nostra.
     
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      XVIII.
      APOLOGIA DI QUEI CHE STANNO COI SIGNORI.
     
     
      Da un pezzo ripenso tra me, o mio buon Sabino, che cosa tu hai potuto dire leggendo il nostro libretto intorno a quei che stanno coi signori. Che tu l’hai scorso con un po’ di sorriso, oh, ne sono ben chiaro; ma ciò che tu hai potuto dire, io voglio accordare con ciò che hai letto. Se dunque io non sono un cattivo profeta, parmi di udirti dire: E come? chi ha scritto questo, ed ha disteso una sì grave accusa contro siffatta vita, a un tratto si dimentica d’ogni cosa, e voltando carta si getta volontariamente in servitù così manifesta e cospicua? Quanti Midi e Cresi, e interi Pattoli lo hanno indotto ad abbandonare la cara libertà, in cui è nato e cresciuto, ed ora che è vecchio ed ha quasi un piè nella barca, farsi menare e tirare come per un collare d’oro legato al collo, a guisa degli scimmiotti o dei cagnolini dei ricchi galanti? Che discordanza tra la vita di adesso e quello scritto! è come a dire che i fiumi corrono in su, il mondo va al rovescio, si ricanta una palinodia in peggio, non di Elena nè dell’impresa di Troia,(101) ma il fatto ritratta il detto, che da prima pareva bello.
      Così fra te stesso probabilmente hai detto: e forse avrai aggiunto per me un cotal tuo consiglio, non impertinente ma amichevole, da quell’uomo dabbene e filosofo che tu sei.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





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