Così anche tu, diranno, non attore, ma poeta de’ più valenti, e divenuto legislatore, al veder questo ficosecco, ti se’ scoperto che sei scimmia, che hai la filosofia in somma della bocca, edAltro nascondi in cuore, ed altro dici;
per modo che a ragione ti dirà qualcuno che le cose che tu dici, e per le quali pretendi d’esser lodato, ti bagnarono le labbra sì, ma ti lasciarono secco il palato. Però immantinente n’hai pagato la pena: tu che sì facilmente ti scagliasti contro i bisogni degli uomini, poco dipoi, quasi a suono di banditore, hai rinnegata la libertà. Ei pare che Adrastea ti stava dietro le spalle quand’eri lodato delle accuse che davi agli altri, e la rideva di te, sapendo benissimo, come Dea che ella è, che tu saresti caduto nella stessa fossa: e che senza prima sputarti in seno, volevi accusar quei poveretti che per capriccio di fortuna si piegano a quelle indegnità. Se uno supponesse, così per un dire, che Eschine dopo l’accusa contro Timarco, si fosse tinto di quella medesima pece, immagina tu che risa sarebbono state a veder Eschine, che l’attaccò a Timarco per cosa che questi fece da giovane, ed egli avrebbe fatta già vecchio. Insomma tu se’ simile a quello speziale, che strombettava un rimedio per la tosse, e prometteva di guarirla subito in altri, mentre la tosse rompeva i fianchi a lui.»
Queste cose e molte altre simili potrebbe dire uno che come te m’accusasse: ed avrebbe materia assai, e mille modi di trattarla. Ora io vo pensando una difesa a cui appigliarmi.
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