Chè così si torrebbe via tutti gli uffizi pubblici: così quelli che reggono tante nazioni, governano le città, comandano le legioni, e gl’interi eserciti, non farebbono bene, perchè ricevono una mercede all’opera loro. Non bisogna rovesciar le cose e confonderle, nè agguagliare ad un livello tutti gli stipendiati. Insomma io non dissi che tutti gli stipendiati vivono spregevolmente; ma deplorai coloro, che, sotto pretesto d’istruire, stanno a servire nelle case dei grandi. Il fatto nostro è ben altro, o amico mio; chè in privato stiamo alla pari, in pubblico siamo al governo d’un gran regno per la parte che a noi spetta. E se ben riguardi, vedrai che non è piccola la parte a me affidata in questo governo dell’Egitto; proporre i giudizi, darvi l’ordine conveniente, registrare ogni cosa che si fa e si dice, regolare le dicerie dei litiganti, mantenere con somma fede i decreti del principe in tutta la loro chiarezza ed integrità, e farli pubblicare ed osservare per tutto. Non ho stipendio da un privato, ma provvisione dal principe, e non piccola, ma di molti talenti, ed infine fondate speranze, se le cose procedono come sono cominciate, che mi sarà affidata tutta questa nazione, o un altro governo. Or voglio, giacchè ho buono in mano, attaccarla all’accusa, non rimanermene solamente sulle difese: e ti dico che nessuno fa niente senza mercede. Nè nominarmi coloro che fanno le grandi imprese, chè ti rispondo, anche l’imperatore ha la mercede sua: non dico già le tasse e i tributi che ogni anno gli vengono dalle province; ma grandissima mercede dell’imperatore sono le lodi, la celebrità universale, le adorazioni che ha pe’ benefizi che ei spande, e le immagini, e i templi, e gli altari che gli consacrano i sudditi: questa è la mercede che ei riceve per le cure ed i pensieri che ha di provvedere al bene pubblico e di accrescerlo.
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Egitto
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