(89) I più virtuosi cittadini erano nutriti nel Pritaneo a pubbliche spese.
(90) Pesce cane. È un cinico.
(91) Le acciughe eran comuni e vili in Atene. Qui v’è un giuoco di parole tra aphnon, delle acciughe, che dice Parlachiaro, e aphnestatoi, che risponde Diogene, e che significa inettissimi.
(92) Il testo dice platys, alludendo al nome di Platone.
(93) Crisippo è nome composto di due parole, delle quali la prima significa oro.
(94) Ta pro EukleidondProverbio attico, che potria recarsi in italiano: Quando Mona Berta filava. Scacciati i trenta tiranni, gli Ateniesi crearono arconte Euclide, e fecero una legge d’amnistia per tutto il passato. Onde il proverbio.
(95) I ricchi purificavano le loro case al cominciar d’ogni mese; e per non gettare i cibi che si trovavano di avere, li esponevano su la via, e i poveri se li mangiavano. Queste purificazioni si facevano invocando Proserpina o Ecate. La cena di Ecate eran dunque questi cibi lustrali.
(96) Tes triaines tas akmas. Spiegano: le punte del tridente. Io non vedo che ha a fare qui il tridente. Però credo che qui triaina non significhi il tridente, ma l'amo a tre punte.
(97) Per ben comprendere ciò che qui ed altrove Luciano dice di Teognide, eccone tutto l'epigramma da me tradotto:
Cirno, la dura povertà tormenta
Sopra di tutti un uom dabbene, e quando
È nella bianca e gelida vecchiezza.
Fuggila, o Cirno mio, dovessi ancora
Precipitarti in mar pieno di mostri,
E dalla cima di un aereo scoglio.
L'uom che di povertà sente le strette
Non può niente più dire, niente fare,
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