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      Or tu (i’ voglio farti arbitro, invece di spettatore), andando attorno, guarderai le lettere, e, pensomi, non saprai chi sarà l’efedro, se prima non le avrai tutte vedute ed accoppiate.
      Ermotimo. Come dici questo, o Licino?
      Licino. È impossibile trovare subito la lettera che indichi l’efedro; e se pure la trovi, non sai se è quella, perchè non è detto innanzi se il C, o l’M, o l’I, sarà la lettera dell’efedro. Ma come avrai trovata l’A, cercherai chi tiene l’altra A, e li accoppierai: poi troverai il B, e cercherai l’altro B, che gli risponde: e così di mano in mano finchè rimarrà colui che tiene la lettera sola senza la corrispondente.
      Ermotimo. E se questa lettera la troverai al primo tratto o al secondo, che farai?
      Licino. Niente: ma vo’ sapere che farai tu che sei arbitro, se dirai subito, questi è l’efedro; o dovrai andar girando attorno per vedere se v’è una lettera simile? Sicchè se non avrai osservate tutte le sorti, non potrai conoscere l’efedro.
      Ermotimo. Eppure, o Licino, io lo conoscerei facilmente. Son nove: se trovo l’E al primo o al secondo, chi l’ha è l’efedro.
      Licino. E come, o Ermotimo?
      Ermotimo. Ecco come. Due hanno l’A, due il B, e son quattro: altri due han tratto il C, ed altri due il D: e sono otto atleti e quattro lettere. È chiaro che resta dispari la seguente lettera E: e chi l’ha tirata è l’efedro.
      Licino. Bravo, tu hai molto acume, o Ermotimo: ma vuoi che io ti dica come io la credo?
      Ermotimo. Di’, per Giove: io non saprei che potresti rispondere ragionevolmente a questo.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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