Può essere che uno per fortuna dica il vero numero: non è così?
Ermotimo. Sì.
Licino. E può anch’essere che tutti dicano altri e diversi numeri, e nessuno dica che ha venti fave in mano: che ne dici?
Ermotimo. Può ben essere.
Licino. Così dunque tutti i filosofi cercano che cosa è la felicità: ognuno dice che ella è una cosa diversa; chi il piacere, chi l’onestà, chi altro. È probabile che ella sia una di queste cose; ma non è improbabile che sia un’altra cosa diversa da tutte queste. E forse, ma senza forse, noi prima di trovare il principio, dovevamo esser sicuri del fine: conveniva prima chiarirci che la verità è conosciuta, e che uno de’ filosofi la possiede indubitatamente, e dipoi andare cercando chi sia costui, al quale dobbiamo affidarci.
Ermotimo. Sicchè, o Licino, tu dici questo, che neppure quando avremo percorsa tutta la filosofia, neppure allora troveremo la verità?
Licino. Non dimandarlo a me, o amico mio, ma alla ragione stessa, la quale forse ti risponderà: Non mai, finchè sarà incerto se ella sia una delle cose che costoro dicono.
Ermotimo. Non mai dunque, per quel che tu di’, noi la troveremo, nè filosoferemo; ma ci converrà vivere da ignoranti senza darci un pensiero di filosofia. Questa è la conseguenza del tuo ragionamento, chè il filosofare è cosa impossibile, è cosa non conseguibile da chi è uomo; perchè tu stimi che chi vuol mettersi a filosofare deve prima scegliere la filosofia migliore; che non può scegliere la migliore senza prima aver percorse tutte le sètte; e calcolando quant’anni bastano per ciascuna, hai conchiuso che ci vogliono molte generazioni, e che la vita d’un uomo è troppo breve.
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Licino
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