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      Ermotimo. Tale non ho veduto nessuno.
      Licino. Bravo, o Ermotimo: ora mi dici la verità. In chi dunque riguardando filosoferai, quando nè il tuo maestro, nè il maestro del tuo maestro, nè quello innanzi a costui, nè se torni indietro alla decima generazione, trovi nessuno perfettamente saggio, e però nessuno felice? Nè potresti dire che basta di farsi pur dappresso alla felicità: saria niente: perchè stanno egualmente nella strada e allo scoperto chi sta presso la porta e chi più in là: con questa differenza che più si duole chi più da vicino vede di che è privato. E per farti più dappresso alla felicità (voglio concederti questo) tu t’affatichi e t’affanni tanto; ed hai scorso tanto spazio di vita in ingrate fatiche, in veglie e studi; e t’affacchinerai per altri vent’anni almeno, come tu dici, affinchè divenuto ottagenario (come se qualcuno te l’avesse proprio assicurato che ci vivrai tanto), tu sii forse tra quelli che non sono ancora beati? Se pure non credi che tu solo giungerai a quello, a cui moltissimi, e migliori, e più veloci di te non giunsero, nè il conseguirono. Ma conseguilo, via: e tienilo tutto per te: or di’, che cosa è mai cotesto bene, che ti sembra meritare tante fatiche? E poi, che tempo ti rimarrà a goderne, essendo già vecchio, svogliato d’ogni piacere, e con un piè nella fossa? Forse ti prepari per un’altra vita, affinchè quando vi sarai, te la passerai meglio, conoscendo in che modo bisogna vivere: così fai come un uomo che mettesse sì lungo tempo in apparecchiare ed imbandire, per desinar meglio, che infine senza avvedersene si morisse di fame.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Ermotimo