Se voi vorrete paragonar me ad un Polidamante, ad un Glauco, ad un Milone, certamente mi terrete un audace temerario: ma se dimenticandovi affatto di quelli, riguarderete me solo come io son fatto, forse non vi parrò di meritare le frustate, perchè mi son messo a questo gran cimento: ed io non voglio altro.
XXII.
ZEUSI,
oANTIOCO.
Giorni fa poi ch’io vi diedi quel saggio d’eloquenza, e me ne tornavo a casa, mi si accostarono parecchi che mi avevano udito (oh! credo che posso liberamente parlar di questo con voi che già mi siete amici), mi si accostarono, e presomi per mano si congratulavano meco, e se ne mostravano maravigliati. Accompagnandomi per molto tempo, chi di qua chi di là, esclamavano e mi lodavano, sino a farmi arrossire di quelle lodi che erano troppe, ed io non le meritavo. La più gran cosa per loro, ed alla quale tutti applaudivano, era una, la ma- niera di scrivere tutta nuova e bizzarra. Anzi voglio ripetervi proprio le loro parole: Che novità! Per Ercole, che mirabile diceria! Che facile inventore! Chi potria dire cose più bizzarre! E molte altre simiglianti ne dicevano, secondo che ciascuno era stato colpito nell’ascoltare: chè quale altra cagione avriano avuto di mentire, e di adular così un forestiere, che per loro non è un uomo di gran conto in tutt’altro? Ma io, a dirvi il vero, sentivo non poco dispetto a quelle lodi; e poi che in fine se n’andarono ed io rimasi solo, pensavo tra me: Dunque questo solo è di bello nelle cose mie, che non sono ciarpe vecchie, che non è roba usata? e di parole acconce e collocate secondo la regola degli antichi, e di acutezza di pensieri, e di certo fine accorgimento, e di grazie attiche, e di armonia, e di ogni altro artifizio non ce n’è nulla affatto? se no, costoro non avrebbero tralasciato questo, e lodata la maniera nuova e bizzarra.
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Polidamante Glauco Milone Ercole
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