Se volete, vi narrerò anche questo come fu. Sapendo Antioco che i Galati erano valorosi, e vedendoli in grandissimo numero, e la falange ben compatta, con in fronte gli scudati e loricati di rame, e profonda ventiquattro uomini, alle due ali ventimila cavalli, e nel mezzo postati per iscagliarsi ottanta carri falcati, e due tante bighe; vedendo tutto questo apparato disperava del fatto suo, e li teneva per invincibili. Giacchè egli, raccolto in fretta un esercito, senza i preparamenti necessari a sì gran guerra, conduceva pochissime genti, la più parte armati di targhe, e fanti leggieri; anzi più che mezzo l’esercito era di questi fanti mezzo nudi; ond’ei già pensava di venire a patti, e trovare un modo di uscir della guerra onoratamente. Ma essendo con lui Teodoto di Rodi, uomo prode e pratico di guerre, gli diede animo e consiglio. Antioco aveva sedici elefanti: Teodoto comandò di tenerli nascosti quanto era possibile, sì che il nemico non li vedesse soprastare all’esercito; che quando si darebbe negl’istrumenti e si verrebbe alle mani, e la cavalleria nemica si lancerebbe all’assalto, e la falange dei Galati s’aprirebbe per lasciar passare i carri falcati, allora quattro elefanti e quattro anderebbero contro la cavalleria alle due ali, ed otto contro i carri e le bighe. Se questo sarà eseguito a punto, ei diceva, i cavalli si spauriranno, e fuggendo si rovesceranno su i Galati. E così avvenne. Chè non avendo mai veduto elefanti nè i Galati nè i loro cavalli, tanto atterrirono a quella nuova vista, che ancora da lungi udendoli barrire, e vedendo quei neri bestioni coi denti digrignati, venir con le proboscidi levate per percuotere, prima di scagliare i dardi, ripiegandosi disordinatamente fuggirono.
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