E ciò che più ti farà maraviglia è che sono della stessa casa, padre e figliuolo: quello figúrati di vedere un Solone, un Pericle, un Aristide: il figliuolo, se lo vedi, t’innamora: alto della persona, e bello d’una certa virile formosità: se pur ti parla, ti lega per gli orecchi, e ti mena dove ei vuole: tanta grazia ha sulla lingua il giovanetto. La città lo ascolta a bocca aperta quando ei presentasi a parlamentare, come si dice che interveniva agli Ateniesi pel figliuolo di Clinia: se non che dopo non molto tempo gli Ateniesi si pentirono di aver tanto amato Alcibiade; e la città nostra, non solo ama questo giovane, ma già lo crede degno di reverenza: insomma il solo amore del popolo, il gran presidio di tutti è questo giovane. Se egli e suo padre ti accoglieranno, e ti faranno loro amico, tu avrai tutta la città: ti facciano un cenno con mano, un cenno basta, e non dubitar più dei fatti tuoi.
Tutti mi dicevano così, tutti, giuro a Giove, se pure sta bene giurare in un discorso. Ed ora che n’ho le pruove, quanto meno del vero vedo che mi dicevano! Convien dunque spoltrirsi e levarsi, come dice il poeta di Ceo,(18) muovere tutte le sarte, fare e dire ogni cosa per acquistarci tali amici. E se questo ci verrà fatto, il cielo sarà sereno, il vento favorevole, il mare leggermente increspato, il porto vicino.
XXV.
DEL MODO DI SCRIVERE LA STORIA.
Si conta, o mio Filone, che quei di Abdera, al tempo del re Lisimaco, furon presi da una nuova malattia. A tutti veniva una febbre gagliardissima fin dal cominciare e continua; poi verso il settimo giorno, a chi scorreva molto sangue dal naso, a chi compariva largo sudore, e la febbre scioglievasi.
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