Vedrai alcuni altri che scrivendo proemii splendidi, sfoggiati, lunghissimi, e da farti sperare che appresso udirai di gran cose mirabili, ti presentano poi un corpicciuolo meschino di storia: onde ti par di vedere il quadro di Amore che per ischerzo si mette il mascherone d’Ercole o d’un Titano. Gli ascoltatori diran subito: Oh, partorisce la montagna. Non conviene fare così, a creder mio; ma tutte le parti debbono esser simili e d’un colore, ed il resto del corpo corrispondente al capo; acciocchè non sia l’elmo d’oro, e la corazza di cenci o di cuoio rattoppato, lo scudo di vimini, e gli schinieri di pelle di porco. Molti di quelli scrittori mettono la testa del colosso di Rodi sul corpo d’un nano; ed altri per contrario ti presentano corpi senza testa, e senz’altro proemio cominciano la narrazione dei fatti, imitando Senofonte, il quale incomincia: Dario e Parisatide avevano due figliuoli, e qualche altro degli antichi. Non sanno che certi modi contengono in sè nascosta la forza del proemio, come altrove dimostrerò.
Eppure tutti questi ed altri errori in esprimere ed ordinare i fatti sarieno da passare; ma trasporre i luoghi non solo di parasanghe ma di giornate intere, che altra galanteria è questa? Uno era così male informato delle cose, che senza dimandare a qualche siro, senza affacciarsi ad una bottega di barbiere dove si suol cianciare di queste cose, parlando di Europo dice: Europo è sita nella Mesopotamia, due giornate lungi dall’Eufrate, ed è colonia di Edessa. E non contento di questo il valentuomo nello stesso libro piglia la patria mia Samosata con tutte le mura e la cittadella, e la trasporta nella Mesopotamia, la chiude fra i due fiumi, ve li fa scorrere vicino, e quasi toccarne le mura.
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