Nella composizione de’ periodi bisogna usare un temperamento mezzano: non distaccar le parole di troppo e farle rimanere appese; nè unirle con quasi un ritmo poetico, come molti fanno: chè l’una cosa è rozzezza, l’altra è svenevolezza.
I fatti poi non si deve raccoglierli così a caso, ma con ogni diligenza e fatica riflettervi sopra, e scrivere specialmente quelli a cui sei stato presente ed hai veduti: se no, startene alla fede di coloro che li narrano più veracemente, e paiono non volere nè per favore nè per odio aggiungervi o togliervi niente. E qui è mestieri accorgimento ed acume per congetturare il più probabile. Raccolti tutti i fatti o parecchi, se ne tessa un commentario, se ne faccia un corpo senza bellezza e senza membra: dipoi mettendoli in ordine, vi si dia certa bellezza, vi si sparga il colorito dell’elocuzione, si arricchisca, si adorni d’armonia. E allora lo storico sia simile al Giove d’Omero, che ora guarda su la Tracia altrice di cavalli, ora su la Misia: così anche egli guardi ciò che fanno i Romani, e ce lo dipinga come ei lo vede da quell’altezza, ora ciò che fanno i Persiani; poi e gli uni e gli altri, se vengono a battaglia: e nelle schiere non riguardi ad una sola parte, nè ad un solo cavaliere o fante, salvo se non sia un Brasida che assalti, o un Demostene che respinga: abbia l’occhio primamente ai capitani, oda i loro ordini, e consideri come, perchè, con qual disegno mossero le schiere. Quando si viene alle mani riguardi a tutti, e pesi come in una bilancia i fatti che avvengono: ed accompagni chi perseguita e chi fugge.
| |
Giove Omero Tracia Misia Romani Persiani Brasida Demostene
|