Tornati dalla caccia che demmo, rizzammo due trofei, uno su le tele de’ ragni per la battaglia dei fanti, e l’altro su le nuvole per quella combattuta nell’aere. Ma subito dipoi le vedette annunziano che siamo assaliti dai Nubicentauri, già aspettati da Fetonte prima della battaglia. Ed ecco avvicinarsi stranamente terribili, sovra cavalli alati, uomini grandi quanto il colosso di Rodi dal mezzo in su, ed i cavalli quanto una grossa nave da carico. Non ne scrivo il numero, che parrebbe incredibile, ma erano infiniti, ed avevano per generale il Sagittario del Zodiaco. Come videro i loro amici sconfitti, mandano a dire a Fetonte di rifar testa; ed essi stretti e serrati piombano addosso ai Lunari, che erano disordinati e sparpagliati a cacciare il nemico e predare: rovesciano tutti, inseguono lo stesso re sino alla sua città, gli uccidono gran parte di guerrieri alati, abbattono i trofei, corrono per loro tutto il campo dei ragnateli, e fanno prigione me e due altri compagni. Sovraggiunge anche Fetonte che fa rizzare altri trofei. Noi lo stesso giorno siamo condotti nel Sole con le mani dietro il dorso legate da un filo di ragnatelo. Pensarono non di espugnare la città; ma ritiratisi fecero un muro nell’aere frapposto, sicchè i raggi del sole non giungevano più alla luna. Il muro era ben grosso e di nuvole: onde ne venne una totale ecclissi della luna, che fu tutta ricoperta di una fitta oscurità. Sforzato così Endimione mandò ambasciatori a pregare di togliere quel muro e non farli vivere così nelle tenebre; promise di pagare un tributo, di mandare aiuti e di non far più guerra: e per questo offerì anche ostaggi.
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