Fetonte due volte tenne consiglio coi suoi: nel primo dì non vollero udire accordi, tanto erano sdegnati: ma il giorno appresso fu deciso altrimenti, e fu fatta la pace con queste condizioni. «Questi sono i patti della pace che fecero i Solani e gli alleati loro coi Lunari ed i loro alleati: che i Solani diroccheranno il muro, e non irromperanno più nella Luna; renderanno i prigioni per le taglie che saranno convenute: che i Lunari lasceranno libere le altre stelle governarsi da sè, non porteranno le armi contro i Solani, ma li aiuteranno e combatteranno con loro se qualcuno li assalirà: ogni anno il re de’ Lunari pagherà un tributo al re dei Solani in diecimila anfore di rugiada, e però saranno dati diecimila ostaggi; la Colonia in Espero sarà mandata in comune, e potrà andarvi chiunque altro vorrà. Questi patti saranno scritti sovra una colonna d’elettro piantata nell’aria ai confini dei due regni. Li giurarono da parte dei Solani l’Infocato, l’Accalorato, l’Infiammato; e da parte dei Lunari il Notturno, il Mensuale, il Rilucente.» Così fu fatta la pace, demolito il muro, e noi con altri prigionieri renduti. Quando tornammo nella Luna ci vennero incontro ad abbracciarci con molte lacrime i compagni e lo stesso Endimione, il quale ci pregò di rimanere con lui, e di far parte della Colonia, promettendomi in moglie il figliuol suo, perchè lì non sono donne. Ma io non mi lasciai persuadere, e lo pregai ci rimandasse giù nel mare. Come ei vide che era impossibile persuadermi, ci convitò per sette giorni, e poi ci rimandò.
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