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      Ei li fe’ legare pe’ genitali, e li mandò nel paese degli empi, fattili prima ben flagellare con malve.
      Fu decretato di cacciare anche noi dall’isola, e datoci tempo a rimanervi solo il giorno appresso. Io m’addolorai e piansi di dover lasciare tanti beni e rimettermi alla ventura: ma quelli mi consolavano dicendo che tra pochi anni ritornerei tra loro, e m’additavano un seggio e un posto serbato per me, vicino ai migliori. Andai da Radamanto, e molto lo pregai di dirmi il futuro, ed i casi che avrei per mare. Ed egli mi rispose, che tornerei sì in patria, ma dopo molto vagare e molti pericoli; e non mi volle dire il tempo del ritorno, ma additandomi le isole vicine (ne comparivano cinque, ed una più lontana): Queste, mi disse, sono le isole degli empi, queste vicine, su cui vedi bruciare gran fuoco; la sesta è la città dei sogni, dopo viene l’isola di Calipso, che non ti apparisce affatto. Quando avrai oltrepassate queste isole giungerai sul gran continente che è opposto a quello abitato da voi: quivi dopo molti travagli, e viaggi per diverse genti, e tra uomini intrattabili, tornerai alla fine nell’altro continente. Questo disse: e sterpata di terra una radice di malva, me la porse, ingiungendomi che nei più gravi pericoli mi raccomandassi a quella. E mi diede questo avvertimento: Quando arriverai in quella terra, non cavare il fuoco con la spada, non mangiar lupini, non t’impacciare con zanzeri che abbiano più di diciotto anni. Abbi questo a mente, e sii certo che tornerai in quest’isola.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Radamanto Calipso