Pagina (158/538)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Preso questo consiglio, partii: e la mia spada fece ciò ch’io avevo preveduto, uccise il tiranno, pose fine alla mia impresa.
      Ecco dunque che io reco al popolo la sua signoria, dico a tutti di star lieti, e vi do la buona novella della libertà: godete pure dell’opera mia. In palazzo non c’è più ribaldi; nessuno più vi comanda; la sola legge dà gli uffizi, regola i giudizi, e le discussioni: e tutto questo l’avete per me, pel mio ardire, per la morte di quel solo, dopo il quale il padre non poteva più vivere. Per questo adunque io chiedo il premio che voi mi dovete: e nol chiedo per cupidigia o avarizia, o perchè mi mossi per mercede a beneficare la patria, ma perchè voglio che la mia bella impresa abbia il suggello del premio, non rimanga spregiata ed ingloriosa, non sia stimata incompiuta ed indegna di premio.
      E costui me lo contrasta, e dice, che a torto voglio essere onorato e premiato; che non ho ucciso io il tiranno; che non ho fatto secondo vuole la legge; ho mancato in qualche cosa, e non posso chiedere il premio. Or io dimando a costui: che altro vuoi da me? non ebbi cuore forse? non salii lassù? non l’uccisi? non vi liberai? forse qualcuno comanda ancora? qualcuno dispone? qualche padrone vi minaccia? qualcuno di quei ribaldi è fuggito? Non puoi dirlo. Per tutto è tornata la pace, le leggi valgono, la libertà è assicurata, la signoria ritorna al popolo, le nozze sono senza oltraggi, i garzoni senza paura, le vergini sicure, tutti i cittadini festeggiano la felicità comune.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538