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      E chi è cagione di tutto questo? chi vi ha dato tanto bene, e tolti tanti mali? Se vi è altri più degno di me, gli cedo il premio, rinunzio alla ricompensa; ma se ho fatto io solo ogni cosa, io ardii, arrisicai, salii, uccisi, punii, con l’uno mi vendicai dell’altro: perchè tu calunnii questo bel fatto? perchè fai che il popolo mi sia ingrato?
      Non hai ucciso proprio il tiranno, e la legge dà premio a chi uccide il tiranno. Ma dimmi: che differenza v’è tra ucciderlo, e dargli cagione di morire? Nessuna, cred’io. Il legislatore riguardò solamente gli effetti, la libertà, la signoria del popolo, la fine delle ingiustizie; e questi volle onorare, questi credette degni di premio: e di questi non puoi negare che la cagione son io. Se io uccisi chi fece uscir lui di vita, spensi anche lui: la morte fu opera mia, la mano fu sua. Non sottilizzare su la maniera della morte, non cercare il modo ond’egli è morto; ma se egli non è più, e se per cagion mia non è più. Così pare che tu voglia cercare un’altra cosa, e calunniare chi ha fatto un benefizio, se egli non di spada, ma d’un sasso, d’un bastone, d’un altro modo l’avesse ucciso. Oh che? e se io avessi assediata la rocca, e sforzatolo a morir di fame, diresti che io dovevo ucciderlo di mia mano, e che non ho eseguito appunto la legge, mentre quel ribaldo è morto di maggiore strazio? Una cosa devi ricercare, una cosa dimandare, d’una brigarti: v’è rimasto qualcuno di quei malvagi? v’è cagione di paura? v’è altro argomento di sventure? Se tutto è pace e sicurezza, è un calunniatore chi sottilizzando sul modo del fatto vuol privare di ricompensa le fatiche.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538