Non è piccolo, o giudici, nè comune il bene che io gli ho fatto, e del quale ora così mi rimerita: ma se egli sconosce il passato, tutti voi sapete che faceva egli, che pativa, e in quali termini era quando io lo presi a medicare, già sfidato dagli altri medici, sfuggito dai familiari che non ardivano neppur d’accostarglisi, ed io l’ho renduto tale che può anche accusare e cavillar di leggi. Ma piuttosto, o padre, guarda questo esempio. Tu poco fa eri nel medesimo stato, che ora è la donna tua, ed io ti ridussi al senno di prima: onde non è giusto che tu me ne dia questo ricambio, nè che adoperi il senno contro di me solo: e la tua stessa accusa dimostra che io t’ho fatto non piccolo benefizio. Mi odii perchè non risano tua moglie che è al punto estremo e sta male assai: ma perchè piuttosto non mi ami di più che ho liberato te da un simile male; e non ti senti a me obbligato, essendo sfuggito a sì grave pericolo? Tu con brutta ingratitudine come racquisti il senno mi chiami in giudizio, come se’ salvo mi punisci, e ritorni all’odio antico, e mi reciti la stessa legge. Bella mercede davvero rendi all’arte, bel ricambio dei rimedii; rivolgere contro al medico la salute racquistata! E voi, o giudici, permetterete a costui di castigare chi l’ha beneficato, scacciare chi l’ha salvato, odiare chi gli ha dato il senno, punire chi l’ha risuscitato? No: se voi fate il giusto. Eppure se io ora avessi commesso di gran peccati, egli mi aveva obbligo non piccolo, nel quale riguardando, e del quale ricordandosi, non dovria tener conto de’ peccati presenti, ed esser pronto a perdonarli, specialmente se il benefizio sia tanto e tale che sopravanzi ogni altra cosa commessa di poi.
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