Come il grano seminato in diversi luoghi, di un modo nasce in pianura grassa, inaffiata, assolata, ventilata, e lavorata, dove viene rigoglioso, pieno, fitto; di un altro modo in montagna e in terreno sassoso; di un altro in luogo senza sole; di un altro alle falde di un monte; insomma diversamente nei diversi luoghi: così le malattie, secondo le persone che l’hanno, vengono su dove fiere e vigorose, dove leggiere. A tutto questo il padre passando sopra, e non volendo saperne boccicata, crede che tutte le pazzie sono simili in tutti i corpi, e che vogliono la stessa cura. Oltre a queste cose che sono sì gravi, è facile ancora a intendere come i corpi delle donne sono diversi da quelli degli uomini, sia per qualità di malattie, sia per facilità o difficoltà di cura. Qulli degli uomini sono duri, nerboruti, esercitati a lavorii, a movimenti, all’aria aperta: quei delle donne sono delicati, molli, cresciuti all’ombra, e bianchi per pochezza di sangue, mancanza di calore, sovrabbondanza d’umori: quindi più cagionevoli di quelli degli uomini, più esposti alle malattie, più ritrosi a medicare, ed inchinevoli specialmente alla pazzia; dappoichè essendo esse sensitive, voltabili, irritabili, ed avendo poca forza di corpo, facilmente cadono in questa malattia. Non è giusto adunque pretendere dai medici di curare allo stesso modo gli uni e gli altri, quando si sa che v’è gran differenza tra loro, e pel modo di vivere, e per le azioni e per le occupazioni diverse. Quando dici pazzia, aggiungi pazzia di donna; e non confondere tutte queste cose raccogliendole sotto la parola pazzia, credendo non vi sia altra parola; ma distinguile, come sono in natura, e considera ciò che si può fare in ciascuna.
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