Ed ora questa è l’offerta che io presento al dio: gliene farò altre spesso, se mi concederà di non dover più punire.
Queste cose, o Delfi, vi manda a dire Falaride, tutte vere, e appunto come avvennero. Noi crediamo di meritar fede da voi, perchè siamo testimoni di cose che conosciamo, ed ora non abbiamo alcuna cagione di mentire. E se anche è necessario pregarvi per un uomo a torto tenuto malvagio e costretto contro sua voglia a punire, vi preghiamo noi Agrigentini, che siam Greci e per antica origine Doriesi, di accogliere l’amicizia di quest’uomo che vuole esservi amico, ed ha in animo di fare molto bene alla città vostra ed a ciascuno di voi in particolare. Accettate adunque il toro, e sagratelo, e pregate per Agrigento e per esso Falaride: non ci fate partire senza questa grazia, non fate a lui questa offesa, non private il Dio di un dono che è un capolavoro d’arte e un monumento di giustizia.
XXX.
FALARIDE SECONDO.(34)
Io non sono, o cittadini di Delfo, nè ospite pubblico degli Agrigentini, nè ospite privato di Falaride, nè ho altra cagione particolare per volergli bene, o speranza di essergli amico; ma avendo udito gli ambasciatori da lui mandati parlar ragionevole e moderatamente, e vedendo che si tratta di cosa pia insieme e profittevole al comune, e particolarmente convenevole ai Delfi, mi sono levato per confortarvi di non fare questo oltraggio ad un principe religioso, non rifiutare un voto promesso a questo dio, e che sarà un’eterna memoria di tre cose grandissime, di un’arte eccellente, di un pensiero pessimo, di una pena giusta.
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