Conoscendo egli varie maniere di dissuggellare, leggeva le dimande, vi rispondeva ciò che gli pareva, rinvolgeva, risuggellava, e ridava le polizze: e quei maravigliavano e dicevan tra loro: Donde avria saputo ciò che io ho scritto nella polizza sì ben sigillata, con sigilli inimitabili, se egli non fosse veramente un dio che conosce ogni cosa? Ma quali sono queste maniere? forse tu mi dirai. Dirottele, affinchè tu possa smascherare di tali imposture. La prima è questa, o carissimo Celso. Con un ago rovente liquefaceva quella parte di cera che era sotto il suggello, che egli spiccava intero: leggeva, e poi con lo stesso ago riscaldando la cera che era su la pezzuola e quella che serbava il suggello, facilmente le rappiccava. Il secondo modo si fa con quel che dicesi collirio, che è una preparazione di pece Brezia, di asfalto, di una pietra diafana polverizzata, di cera, e di mastice. Fatto così il collirio, e riscaldatolo al fuoco, lo poneva sul suggello che era unto di sputo, e ne prendeva l’impronta. Rassodato il collirio, sciolta facilmente e letta la polizza, vi riponeva altra cera, e con esso la suggellava come con l’anello. Il terzo modo è questo: gittava gesso nella colla con cui s’incollano i libri, e formatane una specie di pasta, la metteva così umida sul suggello, e poi togliendola (che presto secca, e diventa più dura del corno e del ferro) se ne serviva per tipo. Vi sono ancora molte altre maniere, che non voglio ricordarle tutte per non sembrare fastidioso, massime a te, che contro i maghi hai scritto un libro bellissimo, utile ed istruttivo, nel quale hai esposte tante cose e maggiori di queste.
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Celso Brezia
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