Lepido non seguir, che è minacciatoDa miserabil fato.
Ei temeva molto questo epicureo, come un emulo che poteva smascherarne le imposture.
Un altro epicureo che ardì di convincerlo bugiardo innanzi a molte persone, corse un gravissimo pericolo. Costui gli si parò innanzi, e ad alta voce gli disse: Tu, o Alessandro, persuadesti al tale Paflagone di dare in mano al governatore della Galazia i suoi servi come rei di morte, per avere ucciso il suo figliuolo che studiava in Alessandria: ma il giovane vive, ed è tornato vivo dopo la morte dei servi, dati a sbranare alle fiere per tuo consiglio. Il fatto fu così. Il giovane rimontando il Nilo in nave, e giunto sino a Clisma, ebbe vaghezza di andare in India; dove dimorando molto tempo, gli sventurati servi credendolo o affogato nel Nilo, o ucciso dai pirati, che allora ve n’erano molti, se ne tornarono riferendo come il giovane era sparito. Quindi l’oracolo, e la condanna; e poi il ritorno del giovane che raccontò il suo viaggio. Di questo fatto parlava colui. Alessandro scornato e sdegnato, non sostenendo la verità del rimprovero, disse a quelli che aveva intorno: Lapidatelo, o anche voi siete empi, e vi chiamerò epicurei. Già cominciavano a volar le pietre, ma un Demostrato tra i primi del Ponto, trovandosi quivi a caso, si strinse tra le braccia l’epicureo, e lo salvò dalla morte. La scampò di un pelo, ma gli saria stata bene: che bisognava a lui di fare egli solo il savio fra tanti pazzi, per cogliere questo bel frutto dalla stoltezza de’ Paflagoni?
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