E così fu il caso di costui. Quando si faceva l’appello dei venuti a consultare l’oracolo (che si faceva il giorno innanzi di dare le risposte), e quando il banditore dimandava al profeta: Vuoi rispondere a costui? se si sentiva da dentro rispondere: ai corvi, poveretto colui! non trovava tetto che il ricoprisse, nessuno che gli desse acqua nè fuoco, doveva andare errando di paese in paese, come un empio, un ateo, un epicureo, che era la più grande ingiuria. E quest’altra ridicolezza fece Alessandro: che avendo trovate le massime di Epicuro, libro bellissimo, che in breve ne contiene tutte le dottrine fìlosofiche, lo portò in mezzo la piazza, e lo bruciò con legno di fico, come se avesse bruciato proprio Epicuro, ne gittò la cenere in mare, e profferì ancora quest’oracolo:
Del cieco vecchio le sentenze al fuoco.
Non sapeva lo sciagurato quanti benefizi fa quel libro a chi lo legge: quanta pace, costanza, e libertà mette nell’anima: come la libera dai timori, dai vani fantasmi, dalle sciocchezze dei prodigi, dalle vane speranze, dai desiderii soverchi; e vi pone la verità ed il senno; e come purifica la mente non con teda e con scilla,(41) e con altre inezie, ma con la ragione, la verità ed il franco parlare.
Ma fra tante altre, odi questa che fu la più ardita furfanteria di questo sozzo ribaldo. Avendo non piccola introduzione presso l’imperatore e in palazzo, pel gran favore che vi godeva Rutiliano, vi mandò un oracolo mentre ardeva la guerra di Germania, e il divo Marco Aurelio era già venuto alle mani coi Quadi e coi Marcomanni.
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