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      Sicchè io mi starò zitto, e tu di’ ciò che vuoi, come non ti udisse nessuno.
      Licino. Bene, o Cratone: appunto questo io volevo. Vedrai tra poco se ti parranno sciocchezze quelle che ti dirò. E primamente tu mi sembri d’ignorare affatto che quest’esercizio del ballo non è nuovo, nè cominciato ieri o l’altrieri, come a dire al tempo de’ nostri nonni o bisnonni: ma quelli che raccontano la verissima origine del ballo, ti direbbero che nel primo nascere dell’universo nacque anche il Ballo, ed apparì compagno dell’antico Amore. Infatti la carola degli astri, la congiunzione dei pianeti e delle stelle fisse, la loro esatta corrispondenza, e l’ordinata armonia, sono le prime orme del primogenito Ballo. Il quale crescendo a poco a poco, e sempre megliorando, ora pare giunto alla maggior perfezione, e divenuto bellissimo per varietà ed armonia che molte delle Muse gli danno. È fama che prima Rea si piacque di quest’arte, ed insegnò ballare i Coribanti in Frigia ed i Cureti in Creta; e questi poi le rendettero un gran servigio, che menando i loro balli le salvarono Giove; il quale ad essi deve essere obbligato della vita, perchè mediante il loro ballo ei sfuggì ai denti del padre. Armati ballavano, e con le spade battevano su gli scudi, e saltavano imitando il furore della battaglia. Dipoi i più prodi Cretesi, attendendo operosamente a questo esercizio, diventarono valenti danzatori, e non solo quei del popolo, ma i più nobili e di sangue reale. Infatti Omero volendo fare non onta, ma onore a Merione, lo chiamò danzatore: tanto era illustre e noto a tutti pel ballo, che non pure i Greci conoscevano questa sua virtù, ma anche i Troiani, benchè nemici.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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