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      Ma la favola, ritenendo il più mirabile della sua natura, contò che egli diventava ciò che imitava. Questo fanno anche i moderni mimi; i quali è bello vedere come nello stesso tempo prestissimamente si mutano, ed agguagliano lo stesso Proteo. E si dee credere che l’Empusa, che si trasfigurava in mille forme, sia stato un uomo cosiffatto, raccontatoci dalla favola. Inoltre non va dimenticato il ballo dei Romani, che si fa da nobilissimi cittadini e sacerdoti chiamati Salii, in onore di Marte il più guerriero degl’iddii, ed è un ballo assai grave e sacro. La favola dei Bitini non è molto diversa dalle italiche: che Priapo, dio guerriero (uno dei Titani, credo, o dei Dattili Idei), faceva quest’arte d’insegnare a trattar l’armi, e avendo avuto da Giunone a educar Marte ancora fanciullo, ma duro e forzuto assai, non prima gl’insegnò a trattar l’armi che non l’ebbe renduto un perfetto danzatore. E per questo Giunone gliene diede un compenso, di doversi prendere sempre la decima parte del bottino che Marte fa in guerra. Non aspetterai, credo, di udire da me che le feste Dionisiache e le Bacchiche erano tutte ballo. Chè essendoci tre principali danze,la Cardaca, la Sicinnia, e l’Emmelia, i Satiri ministri di Bacco, che le inventarono, diedero a ciascuna i loro nomi. Ed usando di quest’arte Bacco soggiogò i Tirreni, gl’Indi, i Lidi; e una gente così guerriera col ballo appunto, coi suoni e le feste allettò. Onde bada, o uomo dabbene, che non sia un’empietà biasimare un esercizio divino e mistico, piaciuto a cotali iddii, che si fa in loro onore, e che dà tanto diletto e tanti utili ammaestramenti.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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