Bagoa poi dicono che è inteso a tutt’altro, fa spesso l’uomo, ed ha sempre in mano il negozio, e spera di vincer la puntaglia se dimostrerà che ei non l’ha men grosso di quegli asini che montano le cavalle. Questo, o amico mio, pare che sia un ottimo criterio filosofico, ed una dimostrazione irrepugnabile. Onde al figliuoletto che m’è nato da poco, io non desidero nè mente nè lingua, ma buoni genitali per filosofare.
XXXV.
DELL’ASTROLOGIA.
Intorno al cielo, intorno agli astri è questo scritto: non proprio intorno agli astri, nè proprio intorno al cielo, ma alla divinazione ed alla verità che da essi viene nel mondo. Con questo discorso io non voglio dare precetti, nè spacciare insegnamenti, come si possa venire in fama per questa divinazione, ma biasimo coloro, che essendo sapienti, tutt’altro studiano, di tutt’altro ragionano con tutti, e la sola astrologia nè pregiano nè studiano. Eppure questa è antica sapienza, nè venne da poco fra noi, ma è opera di antichi re cari agli iddii. I moderni per ignoranza, per dappocaggine, e per infingardaggine ancora tengono opinione contraria a quelli; e quando s’abbattono in indovini bugiardi, accusano gli astri, sprezzano l’astrologia, e la credono una sciocchezza, un’impostura, un vento di parole vane. La quale opinione a me non pare giusta: non perchè il falegname sbaglia, dirai che l’arte sua non vaglia; non perchè il flautista stona, la musica non è buona; ma l’artefice è ignorante, e l’arte per sè stessa è sapiente.
Primi gli Etiopi instituirono questa dottrina tra gli uomini, sia perchè sono una gente ingegnosa, e in molte cose ne sanno più degli altri gli Etiopi, sia perchè abitano in paese felice, dove il cielo è sempre sereno e tranquillo, non ci è diversità di stagioni, ma sempre la stessa temperie.
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