Icaro poi giovane e temerario, ricercando ciò che non era permesso, e sollevandosi con la mente al cielo, cadde dalla verità, uscì della via della ragione, e precipitò in un pelago infinito di cose. I Greci ne contano altrimente, e da lui chiamano Icario un seno in questo mare. Forse ancora Pasifae, avendo udito Dedalo parlar del toro che risplende tra gli astri, s’innamorò dell’astrologia; onde credono che Dedalo le fece da mezzano col toro.
Ci ha ancora di quelli, che divisero in parti questa scienza, e ciascuno di loro ne studiò qualcuna: chi raccolse osservazioni intorno alla Luna, chi intorno a Giove, chi intorno al Sole, al loro corso, al loro movimento, alla loro potenza. Endimione ordinò le osservazioni fatte su la Luna: Fetonte segnò il corso del Sole, ma non esattamente, e lasciando imperfetta la sua opera, si morì. Gl’ignoranti di queste cose credono Fetonte figliuolo del Sole, e contano di lui una favola incredibile; che andò dal Sole suo padre e gli chiese di guidare il carro della luce; che quei glielo diede, e gl’insegnò il modo di guidare i cavalli: ma Fetonte come montò sul carro, giovane e soro, ora scendeva presso la terra, ora si alzava ai celesti: onde gli uomini per il freddo e per il caldo insopportabile morivano. Infine Giove sdegnato con un gran fulmine percosse Fetonte, che cadde, e le sorelle gli furono intorno, e piansero con molto dolore, finchè mutarono forma, ed ora sono pioppi che piangono sopra lui lagrime di ambra. Non fu niente di tutto questo, nè se ne deve credere niente: nè il sole ebbe mai figliuoli, nè figliuolo gli morì. Contano i Greci altre favole assai, alle quali io non do troppa fede.
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