Di Sostrato ho scritto in un altro libro, e ne ho detto la grandezza della persona, la forza smisurata, la vita che menava allo scoperto sul Parnaso, il corcarsi sul lavoro quando stancavasi, il mangiar i cibi salvatici, le opere corrispondenti al nome datogli, e quanto ei fece o cacciando ladri, o aprendo strade, o gettando ponti su i passi difficili. Di Demonatte ora debbo parlare per due ragioni, affinchè egli, per quanto è in me, sia ricordato dai buoni; ed affinchè i giovani dabbene, che si danno a studiar filosofia, non abbiano nei soli antichi gli esempi da imitare, ma nell’età nostra ancora, e voglian seguire le orme di questo filosofo, ottimo tra quanti ne ho conosciuti.
Era egli di Cipro, e di famiglia non oscura per dignità civile, e per ricchezza. Ma non superbendo di questo, e tenendosi nato a cose maggiori, si diede tutto alla filosofia, per sua inclinazione e non per consigli di Agatobulo, di Demetrio e d’Epitteto, coi quali tutti si ebbe dimestichezza, ed anche con Timocrate l’Eracleota, filosofo ornato di eloquenza e di sapienza grande. Demonatte non confortato da nessuno di questi, come ho detto, ma spinto da un certo suo senso pel bello, e da un ingenito amore che sin da fanciullo ebbe alla filosofia, spregiò tutti i beni umani, non volle altro mai che esser libero e liberamente parlare, e serbando una vita retta, pura, irreprensibile, fu bell’esempio a chi lo vide e l’udì pel suo intelletto e per la verità nel filosofare. Nè si mise in questi studi senza lavarsi i piedi, come si dice, ma si nutrì nelle opere dei poeti, imparò a mente moltissime poesie, si esercitò a ben parlare, conobbe le sètte filosofiche non leggermente nè per averle tastate pur con la punta delle dita, come suol dirsi; esercitò il corpo, e lo indurì con la fatica; insomma in ogni cosa si studiò di non aver bisogno di nessuno.
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