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      Il sofista Sidonio che aveva gran nome in Atene, un dì sparpagliando in una diceria le più gran lodi di sè, come ei sapeva la filosofia tutta quanta, e dicendo queste formate parole sciocche: Se Aristotele mi chiama nel Liceo, lo seguirò; se Platone nell’Accademia, vi anderò; se Zenone nel Pecile, ragionerò con lui: se mi chiamerà Pitagora, mi tacerò; Demonatte surse tra gli ascoltatori, e disse: o Sidonio, ti chiama Pitagora.
      Un certo Pitone di Macedonia nobile giovane e leggiadro, gli proponeva una dimanda sofistica, diceva che non saprebbe rispondere ad un suo sillogismo, e proprio l’aveva fradicio; ond’ei disse: Bel giovane, so solo che hai un gran fondo. Sdegnatosi quegli del motto equivoco, e minacciandolo: Ti mostrerò ben io l’uomo. Egli ridendo gli dimandò: Hai anche l’uomo?
      Un atleta deriso da lui perchè essendo stato vincitore in Olimpia portava una veste tutta dipinta a fiori, percosselo d’un sasso nel capo, e della ferita uscì sangue. Gli spettatori sdegnaronsi, e ciascuno, come se fosse stato egli ferito, gridava: Va’ dal proconsole. No, buona gente, rispose, non dal proconsole, ma dal medico.
      Un dì camminando per via trovò un anello d’oro: messe un cartello in piazza, che chiunque fosse il padrone dell’anello andasse da lui, e dicendogliene il peso, la pietra, e il tipo, lo riavrebbe. V’andò un bel giovane, che disse d’averlo egli perduto; ma confondendosi, e non sapendo darne i contrassegni, ei disse: Va’, o giovanetto, e serbati bene l’anello; chè questo non l’hai perduto tu.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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