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      Vedendo un indovino in piazza che per danari prediceva la ventura, Io non so, disse, perchè tu cerchi danari: se tu potessi cambiare i destinati, un monte d’oro ti saria poco; ma se sarà tutto come gli Dei hanno stabilito, che indovini tu con cotest’arte tua?
      Un romano vecchio e corpacciuto gli mostrava una sua mirabile schermaglia contro un palo, e gli dimandava: Che ti pare di questi colpi, o Demonatte? Benissimo, ei rispose, finchè avrai per avversario un legno.
      Alle dimande difficili egli aveva pronta una risposta ingegnosa. Uno gli domandò per beffa: O Demonatte, se brucio mille mine di legne, quanto ci sarà di fumo? Pesa la cenere, rispose, e tutto il resto sarà di fumo.
      Un tal Polibio uomo ignorante che parlava assai male, dicevagli che l’Imperatore lo aveva onorato della cittadinanza romana; Oh, t’avesse fatto greco, rispose, invece di romano!
      Vedendo un nobile che pavoneggiavasi in un gran robone di porpora, gli si fece all’orecchio, e prendendogli la veste e mostrandogliela, disse: Questa prima di te la portava un montone, ed era un montone.
      Andato al bagno, e trovata l’acqua troppo calda, si peritava di entrarvi; uno gli disse che ei dava segno di paura, ed ei rispose: Dimmi, forse per amor della patria debbo scottarmi?
      Dimandògli alcuno: Che cosa credi tu ci sia nell’inferno? Attendi che io vi sia, rispose, e di là te ne scriverò.
      Un poetuzzo sciocco a nome Admeto dicevagli che si aveva fatto un epitaffio d’un sol verso, e che aveva disposto nel testamento glielo scrivessero su la tomba.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Demonatte O Demonatte Polibio Imperatore Dimmi Admeto