Lasciate la contesa disordinata che non riesce a nulla, e ciascuno alla sua volta provi la sua opinione. Non è tempo ancora di tornarsene alla nave: sprechiamo quest’ozio allegramente in occupazione che col diletto ci può anche giovare. Usciamo dunque del tempio, dove già s’affollano i divoti, e adagiamoci sovra uno di quei sedili da banchetto, acciocchè soletti possiamo dire ed ascoltare ciò che ne piace. Ma ricordatevi che chi oggi sarà vinto, non torni più su questo punto a romperci il capo.
Parve buono il mio detto, ed approvatolo, uscimmo, io lieto perchè dentro scarico d’ogni cura, essi pensosi e sossopra col cervello per le gran cose che dovevan dire, come se contendessero a chi guidare la processione in Platea. Giunti dunque ad un sedile sotto una bell’ombra, chè era di state, io dissi: Piacevole è questo luogo, dove le stridule cicale ci cantano sovra il capo, e mi sedetti in mezzo a loro severo ed accigliato come un giudice criminale. Proposi loro di tirare a sorte chi parlare il primo, e toccato a Caricle, ordinai cominciasse subito a ragionare. Ed egli passandosi la mano destra su la faccia, e stato un poco sovra di sè, comincia a questo modo:
Te, o Venere signora, io che difendo la causa tua, te io prego e chiamo in aiuto. Ogni opera, cui tu istilli una gocciola della tua persuasione, è perfettissima: gli amorosi parlari hanno specialmente bisogno di te, chè tu sei lor madre verace. Vieni dunque avvocata alle donne, tu che sei femmina, e fa che gli uomini rimangano maschi, come son nati.
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Platea Piacevole Caricle Venere
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