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      Tutte le dottrine onde la filosofia adorna l’animo ei va percorrendo, e quando la mente è sazia di questi studi, affatica il corpo in liberali esercizi. Maneggia tessali cavalli, ed egli come puledro scozzonandosi, nella pace si addestra alla guerra, tira saette con l’arco, scaglia lanciotti a mano. Dipoi s’unge nella palestra, dove sotto la fersa del sole impolvera ed indura il corpo, lottando, strapazzandosi, gocciolando sudori; quindi lavacro spedito, e pasto sobrio per rimettersi subito al lavoro. Ed eccolo di nuovo con maestri, e con un breve ed accurato sommario d’antichi fatti, in cui è detto quali furono gli eroi più forti, quali diedero maggiori pruove di prudenza, quali seguitarono giustizia e temperanza. Con tali virtù quasi inaffiando l’anima ancor tenera, allor che la sera dà termine all’occupazione, preso quanto cibo richiede lo stomaco, dorme dolci sonni, dopo le fatiche del giorno riposando più saporitamente. Or chi non diverrebbe innamorato d’un tal garzonetto? chi potrebb’essere così cieco degli occhi e corto della mente? Come non amarlo, se egli è Mercurio nella palestra, Apollo quando suona la lira, Castore quando cavalca, e spiega divine virtù in corpo mortale? Oh, per me io non vi chiedo altro, o Dei celesti, che vivere sempre così, seder dirimpetto all’amico mio, da vicino udirlo dolcemente parlare, uscire con lui, accompagnarlo sempre, nè spiccarmegli mai dal fianco. Un amadore vorria che il suo amato menando una vita senza inciampi e senza malanni pervenisse tranquillamente alla vecchiezza senza provar colpo d’invidiosa fortuna.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Mercurio Apollo Castore