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      La chioma gli tergeva, la personaGli difendea, gli ricopria col peplo
      Di compatto tessutomostrando affetto non pure d’amante ma di padre. E quando fu deciso che l’uno de’ due doveva rimanere per essere ucciso, e l’altro tornare in Micene a portare la lettera, ciascuno de’ due vuol rimanere, ciascuno crede di vivere nell’altro che riman vivo. Rifiuta la lettera Oreste, dice che è meglio consegnarla a Pilade, e da amato quasi diventa amadore:
      Che costui mora, ah no, troppo m’è grave.
      Portar solo debb’io questa sventura.
      e poco appresso dice:
      A costui dà il foglioVada egli in Argo, così far tu devi.
      Me poi chi vuol m’uccida.
      E così è veramente: quando un amore onesto nutrito sin dalla fanciullezza viene all’età della ragione, l’amato riama egualmente; onde è difficile discernere chi dei due è l’amadore, chè come in uno specchio l’affetto dell’amadore riflette la sua immagine nell’affetto dell’amato. Perchè dunque tu rimproveri all’età nostra, come strana lussuria, questa cosa che definita per leggi divine è venuta fra noi e per successione? Riceviamola volentieri, e serbiamola con casta intenzione. E veramente è beato, come dicono i sapienti,
      chi ha giovani donzelliE cavalli di sald’unghia.
      ePassa
      Morbidamente sua vecchiezza il vecchioAmato dai garzoni.
      Le dottrine di Socrate, e quella sua scuola che sì splendidamente giudicò della virtù, furono onorate dal tripode di Delfo. Verace oracolo fu il responso d’Apollo. Socrate fra i mortali sapientissimo, il quale fra tante belle cose che insegnò al mondo, aggiunse come cosa utilissima l’amor dei fanciulli.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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