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      Lodava la magnanimità di Alessandro, e diceva che egli s'era fatta una statua maggiore di monte Ato nelle menti di coloro che ricorderan sempre di lui: non essendo indizio di piccolo animo lo spregiare sì straordinario onore. Ella adunque loda anch'ella il tuo componimento, e quella invenzione delle immagini; ma non ne riconosce la somiglianza; perchè non è degna di tanto ella neppur da lontano, e nessun'altra che è donna. Però lascia a te quell'onoranza, e adora quei tuoi modelli: tu loda ciò che ella ha di umano; e non farmi, ti dice, la scarpa maggiore del piede, acciocchè non mi rompa il muso camminando. E m'impose dirti un'altra cosa. Molti mi han detto che in Olimpia (se è vero, voi altri uomini il sapete)(105) non si permette ai vincitori di avere rizzate statue maggiori della loro persona; che i soprintendenti stanno attentissimi che non si trapassi il vero, e che l'esamina delle statue si fa con più cura che il ricevimento degli atleti. Or bada, dic'ella, che non siamo trovati bugiardi nella misura, e i Soprintendenti non ci scartino l'immagine. Queste cose ella mi ha detto. Vedi dunque, o Licino, di racconciare il libro, di toglierne quella parte, di non offendere i numi, perchè ella se ne scandalezzò assai, e raccapricciavasi leggendo, e si raccomandava alle dee, che non gliene volessero male: e la va compatita, se sentiva come donna. Quantunque, a dirti il vero, anche a me parve da dirci qualcosa. In prima, come io udii leggere lo scritto, non ci vidi peccato; ma poi che ella me lo ha indicato, comincio ad avere anch'io questa opinione: e mi è avvenuto come quando vediamo un oggetto troppo da presso e sotto gli occhi, che noi non lo discerniamo bene, ma se l'allontaniamo a giusta distanza, ci comparisce tutto nelle sue parti buone e cattive.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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